Il punto di vista dei ragazzi


Voci, occhi, fantasia: storie che ridisegnano il patrimonio

Questa sezione dà corpo alla vera anima del progetto: le parole e le emozioni dei ragazzi di Tricase e Poggiardo che hanno vissuto esperienze nei musei, tra creazione e scoperta. Le loro testimonianze sono rivelazioni intime: piccole finestre aperte su di sé, sul territorio e sul futuro che stanno costruendo.


Attraversare il MAITO

“Attraversare il MAITO è stato come ascoltare le voci del passato: ogni oggetto, ogni macchina, ogni gesto raccontava una storia. Con la videocamera in mano, ho imparato a dare forma a quei sussurri, trasformandoli in immagini e suoni che parlano al presente. È stato un viaggio tra memoria e creatività, dove il museo non è solo un luogo da visitare, ma un mondo da raccontare seguendo le tracce ancora esistenti o evocandole.”


Podcaster del patrimonio

“Quando ho iniziato il laboratorio ‘Podcaster del patrimonio’, non sapevo esattamente cosa aspettarmi. Abbiamo iniziato parlando di marketing culturale, parole che suonavano ‘grandi’ e noiose, ma che, man mano, abbiamo imparato a rendere nostre. Abbiamo scoperto che anche un podcast può essere uno strumento potente per raccontare la storia di un luogo, di un’opera, di una tradizione. Ma soprattutto, che lo può fare con la nostra voce, con il nostro linguaggio, con ciò che per noi ha senso.”

“Durante gli incontri, ci siamo trasformati in piccoli editori, comunicatori, creatori di contenuti. Il brainstorming per trovare il titolo è stato uno dei momenti più belli: ognuno lanciava idee, parole, suggestioni, fino a quando non è nato Rusciu – il rumore dell’arte. Un titolo che ci è sembrato subito nostro, perché dentro c’è tutto: il suono della cultura, il rumore che fa quando la riporti in vita.”

Bella ZI.” Paolo, IV AD, ha suggerito il titolo della serie di podcast per il Museo Archeo‑industriale di Terra d’Otranto: un gioco tra “Zona Industriale” e l’esclamazione “Bella zio”, un’espressione geniale e spontanea che parla il linguaggio dei giovani.


L’AI e l’arte

“Partecipare al laboratorio ‘L’AI per la creazione di prospettive estese’ è stato come aprire una finestra dentro di me, dentro ciò che sento quando guardo un’opera d’arte. Non era solo una visita a un museo, ma un’esperienza dove l’arte parlava con la mia voce, dove un quadro poteva diventare un’emozione, un ricordo, un sogno.”

“All’inizio eravamo un po’ spaesati. L’idea che l’intelligenza artificiale potesse trasformare i nostri pensieri in immagini sembrava quasi fantascienza. Ma poi abbiamo capito che l’AI non sostituiva la nostra creatività: la seguiva, la ascoltava. Dovevamo solo rispondere a domande semplici ma profonde – ‘Che emozione ti dà quest’opera? Che ricordo risveglia?’ – e da lì tutto è partito.”

“L’arte non è mai ferma. Vive ogni volta che qualcuno la guarda. E con l’AI, abbiamo potuto farla parlare con le nostre parole. È stato come rendere visibile l’invisibile.”


Argilla, segno, materia

“Grazie ai laboratori pensati da e con Caterina Morigi i ragazzi hanno sperimentato il potere della fantasia, della creatività e della creazione anche attraverso la ‘materia’. Chiara ha imparato che ‘dall’osservazione e dall’analisi di pochi segni possono nascere un numero infinito di storie’. Emanuele ha acquisito consapevolezza e autostima, realizzando un’opera in argilla che “non immaginavo sarei mai riuscito a fare” e migliorando la sua capacità di osservazione: “mi soffermo sui segni che incontro e fantastico su cosa potessero essere in origine”. Anche Giulio ha trovato illuminante il lavoro con Caterina, scoprendo “tutto quello di cui è capace la mia fantasia” e apprezzando il lavoro con l’argilla.

“Partecipare a questo laboratorio è stato come dare voce a tutto ciò che spesso resta inascoltato. Attraverso la ceramica abbiamo modellato non solo l’argilla, ma anche pensieri, esperienze e sogni di giustizia. È stato un viaggio potente dentro noi stessi e dentro la realtà che vogliamo cambiare, insieme.”


Narrazione e scoperta

“In questo laboratorio di narrazione non ci siamo limitati a guardare delle opere, ma le abbiamo ‘ascoltate’ e poi raccontate con le nostre parole. È stato strano all’inizio, ma anche molto stimolante. Le carte di Maria Lai ci hanno aiutato ad analizzare l’immagine andando poi oltre, cercando un significato più profondo. Mi è piaciuto poter collegare emozioni personali con la storia della scuola e delle opere. All’inizio ero bloccato, poi ho capito che tutti gli step avevano senso e valore. È stato un modo nuovo per conoscere ed esplorare l’arte.”

“Quando abbiamo iniziato a scavare più a fondo e a trovare le curiosità, è diventato coinvolgente! Abbiamo capito che l’arte non è solo roba da museo, ma qualcosa di vivo che parla anche a noi.”